Una strada diversa

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/5/2009, 04:44
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
570
Location:
Genova-Pegli

Status:


Gentilissimo profesor Losurdo,
una cosa che mi ha sempre fatto riflettere è guardare i vecchi documentari in bianco e nero girati in Russia ai tempi della Rivoluzione.
Migliaia e migliaia di cittadini nelle piazze, che uniti da passione ed entusiasmo si sono uniti fino alla vittoria. E lo stesso avveniva anche nei cosiddetti "Paesi satelliti", dove -all'inizio- la prospettiva socialista veniva davvero vista come una speranza di libertà e di miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Per non parlare delle folle che sostenevano Tito, e che lo piansero ai funerali: ho parenti nell'ex Yugoslavia, e tutti mi assicurano quanto fosse davvero amato dal popolo.

Poi mi saltano agli occhi e immagini di pochi decenni dopo: l'assalto al Muro nell'89, le "controrivulzioni" in Russia, in Romania, eccetera.

Quella storia che all'inzio era stata vissuta come Speranza, si era per molti trasformata in paura ed oppressione.

Al di là dell'ovvia influenza della propaganda "occidentale", mi sono sempre chiesto se una diversa gestione del potere da parte del PCUS avrebbe potuto cambiarne la percezione. Io riconosco i meriti sociali che, anche nell'era di Stalin, il Partito ebbe nel trasformare un Paese arretrato e rurale in una potenza mondiale... ma alcuni fatti sono innegabili: spesso si viveva nella paura.

Secondo lei... un Socialismo meno "autoritario" sarebbe stato possibile, in quelle condizioni interne ed internazionali? Non avrebbe potuto evitare quella volontà di cambiamento che ha contribuito a cancellare l'esperienza rivoluzionaria da gran parte del mondo, con le conseguenze terribili che stiamo vivendo ancora oggi, con la vittoria assoluta del capitalismo?

Grazie mille.

Edited by Pegli - 19/5/2009, 08:05
 
Top
domenicolosurdo
view post Posted on 19/5/2009, 20:10




Per comprendere il restringimento, talvolta drammatico, della base sociale di consenso dei gruppi dirigenti scaturiti da grandi rivoluzioni, occorre tener presenti due fattori:

il ruolo dei nemici. Facciamo un esempio desunto dai giorni nostri. a) Non c’è dubbio che l’embargo e il blocco imposti a Cuba qualche risultato l’hanno conseguito: le difficoltà raddoppiate che incontra lo sviluppo dell’economia socialista creano inevitabilmente fasce di malcontento, tanto più che a soffiare sul fuoco c’è il potente apparato multimediale dell’imperialismo.

b) qualche risultato ha conseguito anche il terrorismo anticubano alimentato da Washington e da Miami. Le misure di difesa comportano inevitabilmente un indurimento della repressione, e questa diventa l’occasione per l’ideologia dominante (e anche per certi settori della «sinistra» e dello stesso PRC!) per gridare allo scandalo, per denunciare la «degenerazione» burocratica, autoritaria ecc.
2. Ovviamente non bisogna mai perdere di vista gli errori dei gruppi dirigenti. a) Talvolta questi errori sono in effetti il burocratismo, l’autoritarismo, la confusione tra contraddizioni in seno al popolo e contraddizioni antagonistiche, il«marxismo» volgare che liquida come puramente «formali» i diritti umani b) Talaltra gli errori sono di natura opposta: l’incapacità di far funzionare il sistema produttivo e di combattere l’anarchismo e il parassitismo sul luogo di lavoro. Come spiego nel mio libro, Deng Xiaping ha avuto il merito di combattere queste tendenze, prendendo realmente sul serio il principio marxista della retribuzione in base al lavoro erogato.
 
Top
1 replies since 19/5/2009, 04:44   230 views
  Share