Tienanmen 20 anni dopo, di Domenico Losurdo

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Psychedelic_Alexi
view post Posted on 2/6/2009, 11:54




Tienanmen 20 anni dopo

di Domenico Losurdo

In questi giorni, la grande stampa di «informazione» è impegnata a ricordare il ventesimo anniversario del «massacro» di piazza Tienanmen. Le rievocazioni «commosse» degli avvenimenti, le interviste ai «dissidenti» e gli editoriali «indignati», i molteplici articoli che si sussseguono e si preparano mirano a ricoprire di perpetua infamia la Repubblica Popolare Cinese e a rendere solenne omaggio alla superiore civiltà dell’Occidente liberale. Ma cosa è realmente avvenuto venti anni fa?
Nel 2001 furono pubblicati e successivamente tradotti nelle principali lingue del mondo i cosiddetti Tienanmen Papers che, stando alle dichiarazioni dei curatori, riproducono rapporti segreti e i verbali riservati del processo decisionale sfociato nella repressione del movimento di contestazione. E’ un libro che, sempre secondo le intenzioni dei curatori e degli editori, dovrebbe mostrare l’estrema brutalità di una dirigenza (comunista) che non esita a sommergere in un bagno di sangue una protesta «pacifica». Sennonché, una lettura attenta del libro in questione finisce col far emergere un quadro ben diverso della tragedia che si consuma a Pechino tra maggio e giugno del 1989. Leggiamo qualche pagina qua e là:
«Più di cinquecento camion dell’esercito sono stati incendiati in corrispondenza di decine di incroci […] Su viale Chang’an un camion dell’esercito si è fermato per un guasto al motore e duecento rivoltosi hanno assalito il conducente picchiandolo a morte […] All’incrocio Cuiwei, un camion che trasportava sei soldati ha rallentato per evitare di colpire la folla. Allora un gruppo di dimostranti ha cominciato a lanciare sassi, bombe molotov e torce contro di quello, che a un certo punto si è inclinato sul lato sinistro perché uno dei suoi pneumatici si è forato a causa dei chiodi che i rivoltosi avevano sparso. Allora i manifestanti hanno dato fuoco ad alcuni oggetti e li hanno lanciati contro il veicolo, il cui serbatoio è esploso. Tutti e sei i soldati sono morti tra le fiamme»[1].
Non solo è ripetuto il ricorso alla violenza, ma talvolta entrano in gioco armi sorprendenti:
«Un fumo verde-giallastro si è levato improvvisamente da un’estremità del ponte. Proveniva da un’autoblindo guasto che ora costituiva esso stesso un blocco stradale […] Gli auotoblindo e i carri armati che erano giunti per sgomberare la strada dai blocchi non hanno potuto fare altro che accodarsi alla testa del ponte. Improvvisamente è sopraggiunto di corsa un giovane, ha gettato qualcosa in un autoblindo ed è fuggito via. Alcuni secondi dopo lo stesso fumo verde-giallastro è stato visto fuoriuscire dal veicolo, mentre i soldati si trascinavano fuori e si distendevano a terra, in strada, tenendosi la gola agonizzanti. Qualcuno ha detto che avevano inalato gas venefico. Ma gli ufficiali e i soldati nonostante la rabbia sono riusciti a mantenere l’autocontrollo»[2].
Questi atti di guerra, col ricorso ripetuto ad armi vietate dalle convenzioni internazionali, si intrecciano con iniziative che danno ancora di più da pensare: viene «contraffatta la testata del “Quotidiano del popolo”»[3]. Sul versante opposto vediamo le direttive impartite dai dirigenti del partito comunista e del governo cinese alle forze militari incaricate della repressione:
«Se dovesse capitare che le truppe subiscano percosse e maltrattamenti fino alla morte da parte della masse oscurantiste, o se dovessero subire l’attacco di elementi fuorilegge con spranghe, mattoni o bombe molotov, esse devono mantenere il controllo e difendersi senza usare le armi. I manganelli saranno le loro armi di autodifesa e le truppe non devono aprire il fuoco contro le masse. Le trasgressioni verranno prontamente punite»[4].
Se è attendibile il quadro tracciato da un libro pubblicato e propagandato dall’Occidente, a dare prova di cautela e di moderazione non sono i manifestanti ma piuttosto l’Esercito Popolare di Liberazione!
Nei giorni successivi il carattere armato della rivolta diviene più evidente. Un dirigente di primissimo piano del partito comunista richiama l’attenzione su un fatto decisamente allarmante: «Gli insorti hanno catturato alcuni autoblindo e sopra vi hanno montato delle mitragliatrici, al solo scopo di esibirle». Si limiteranno ad una minacciosa esibizione? E, tuttavia, le disposizioni impartite all’esercito non subiscono un mutamento sostanziale: «Il Comando della legge marziale deve rendere chiaro a tutte le unità che è necessario aprire il fuoco solo in ultima istanza»[5].
Lo stesso episodio del giovane manifestante che blocca col suo corpo un carro armato, celebrato in Occidente quale simbolo di eroismo non-violento in lotta contro una violenza cieca e indiscriminata, viene letto dai dirigenti cinesi, stando sempre al libro qui più volte citato, in chiave diversa e contrapposta:
«Abbiamo visto tutti le immagini del giovane uomo che blocca il carro armato. Il nostro carro armato ha ceduto il passo più e più volte, ma lui stava sempre lì in mezzo alla strada, e anche quando ha tentato di arrampicarsi su di esso i soldati si sono trattenuti e non gli hanno sparato. Questo la dice lunga! Se i militari avessero fatto fuoco, le ripercussioni sarebbero state molto diverse. I nostri soldati hanno eseguito alla perfezione gli ordini del Partito centrale. E’ stupefacente che siano riusciti a mantenere la calma in una situazione del genere!»[6].
Il ricorso da parte dei manifestanti a gas asfissianti o velenosi e soprattutto l’edizione-pirata del «Quotidiano del popolo» dimostrano chiaramente che gli incidenti di piazza Tienanmen non sono una vicenda esclusivamente interna alla Cina. Altri particolari significativi emergono dal libro celebrato in Occidente: «”Voice of America” ha avuto un ruolo davvero inglorioso nel gettare benzina sul fuoco»; incessantemente essa «diffonde notizie infondate e istiga ai disordini». E non è tutto: «Dall’America, Gran Bretagna e Hong Kong sono arrivati più di un milione di dollari di Hong Kong. Parte dei fondi è stata utilizzata per l’acquisto di tende, cibo, computer, stampanti veloci e sosfisticate attezzature per le comunicazioni»[7].
A cosa mirassero l’Occidente e soprattutto gli Usa lo possiamo desumere da un altro libro, scritto da due autori statunitensi fieramente anticomunisti. Essi ricordano come in quel periodo di tempo Winston Lord, ex-ambasciatore a Pechino e consiglere di primo piano del futuro presidente Clinton, non si stancava di ripetere che la caduta del regime comunista in Cina era «una questione di settimane o mesi». Tanto più fondata appariva questa previsione per il fatto che al vertice del governo e del Partito spiccava la figura di Zhao Ziyang, il quale – sottolineano i due autori statunitensi qui citati – è da considerare «probabilmente il leader cinese più filo-americano nella storia recente»[8].
In questi giorni, parlando col «Financial Times», l’ex-segretario di Zhao Ziyang, e cioè Bao Tong, agli arresti domiciliari a Pechino, sembra rimpiangere il mancato colpo di Stato al quale nel 1989, mentre il «socialismo reale» cadeva in pezzi, aspiravano personalità e circoli importanti in Cina e negli Usa: disgraziatmente, «neppure un soldato avrebbe prestato ascolto a Zhao»; i soldati «prestavano ascolto ai loro ufficiali, gli ufficiali ai loro generali, e i generali a Deng Xiaoping»[9].
Visti retrospettivamente, gli incidenti di piazza Tienanmen di venti anni fa si presentano come un tentativo fallito di colpo di Stato e un fallito tentativo di instaurazione di un Impero mondiale pronto a sfidare i secoli…
Fra non molto cadrà un altro ventesimo anniversario. Nel dicembre del 1989, senza essere neppure preceduti da una dichiarazione di guerra, i bombardieri amercani si scatenavano sul Panama e la sua capitale. Come risulta dalla ricostruzione di un autore ancora una volta statunitense, quartieri densamente popolati furono sorpresi nella notte dalle bombe e dalle fiamme; a perdere la vita furono in grandissima parte «civili, poveri e di pelle scura»; a almeno 15 mila ammontarono i senza tetto; si tratta comunque dell’«episodio più sanguinoso» nella storia del piccolo paese[10]. E’ facile prevedere che giornali impegnati a spargere lacrime su piazza Tienanmen sorvoleranno sull’anniversario di Panama, come d’altro canto è avvenuto in tutti questi anni. I grandi organi di «informazione» sono i grandi organi di selezione delle informazioni e di orientamento e di controllo della memoria.



Riferimenti bibliografici

Jamil Anderlini 2009
«Tanks were roaring and bullets flying», in «Financial Times», p. 3 («Life and Arts»)

Richard Bernstein, Ross H. Munro 1997
The Coming Conflict with China, Knopf, New York

Kevin Buckley 1991
Panama. The Whole Story, Simon & Schuster, New York

Andrew J. Nathan, Perry Link (eds.) 2001
The Tiananmen Papers (2001), tr. it., di Michela Benuzzi et alii, Tienanmen, Rizzoli, Milano

[1] Nathan, Link 2001, pp. 444-45.
[2] Nathan, Link 2001, p. 435.
[3] Nathan, Link 2001, p. 324.
[4] Nathan, Link 2001, p. 293.
[5] Nathan, Link 2001, pp. 428-9.
[6] Nathan, Link 2001, p. 486.
[7] Nathan, Link 2001, p. 391.
[8] Bernstein, Munro 1997, pp. 95 e 39.
[9] Anderlini 2009.
[10] Buckley 1991, pp. 240 e 264.
 
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catartica
view post Posted on 2/6/2009, 12:01




il link?
 
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Lavrentij
view post Posted on 2/6/2009, 16:19




grandissimo Losurdo!
 
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Soso.
view post Posted on 2/6/2009, 20:52




Grazie carroarmati.
 
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Murru
view post Posted on 2/6/2009, 22:57




grandissimo articolo di losurdo
e questa vicenda fa intuire che anche nelle controrivoluzioni nell' est europa del 1989 dietro c' erano gli americani che agirono insieme al loro amichetto , il traditore gorbaciov
 
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Red Shadow
view post Posted on 3/6/2009, 15:00




Il mio articolo di Tienanmen:

Il mito di Tienanmen

La debolezza del regime cinese inizia, nella visione occidentale con Tienanamen. Tienanmen si inserisce nel contesto del crollo dei regimi socialisti nell'89. Se avessero vinto questi "rivoluzionari" oggi la Cina sarebbe in preda alla mafia, alla disgregazione sociale e territoriale. I nostalgici di Tienanmen sono davvero pochi in Cina, visto come è andata all'ex-URSS. Nel 2007 la Russia dopo avere venduto quintalate di petrolio è tornata al livello produttivo dell'URSS (dopo 16 anni). La Cina nel mentre ha più che triplicato il PIL e il livello di vita.
Dei fatti di Tienamen parla Xiaoping Li, oggi famoso professore dell’Università di Toronto, uno di coloro che dall’estero coordinarono il movimento studentesco cinese attraverso l’invio di fax, in un articolo per Global Research:
”IL GOVERNO CINESE AFFERMAVA CHE NESSUNO MORÌ IN PIAZZA TIENANMEN. MI RIFIUTAVO DI CREDERCI. ORA, DOPO ESSERE STATO TESTIMONE DELLA CRONACA DISTORTA DEI TUMULTI DI LHASA DA PARTE DEI MEDIA OCCIDENTALI, NON ERO COSÌ CERTO SE IL “MASSACRO” CHE MI ERA STATO RACCONTATO FOSSE VERO. HO SVOLTO RICERCHE IN RETE E HO SCOPERTO UN DOCUMENTARIO IN 20 SEGMENTI IN CINESE. FACEVA LA CRONACA DEL MOVIMENTO STUDENTESCO DI TIENANMEN CON INTERVISTE AI CAPI DEGLI STUDENTI E AD ALTRE PERSONAGGI DI PRIMO PIANO SU PIAZZA TIENANMEN. SEMBRAVA CREDIBILE. RIVELAVA FATTI CHE PRIMA NON CONOSCEVO.
ALCUNI CHE FACEVANO SCIOPERO DELLA FAME IN REALTÀ MANGIAVANO. AVEVO VISTO UN VIDEO DEL GOVERNO CINESE CHE MOSTRAVA ALCUNI CHE FACEVANO SCIOPERO DELLA FAME, COMPRESO IL LEADER DEGLI STUDENTI WUER KAIXI, MANGIARE IN UN RISTORANTE E LO ACCANTONAI, IN PARTE PERCHÉ NON LO AVEVO VISTO NELLA CRONACA DEI MEDIA OCCIDENTALI.
Il ritratto che fa poi dei manifestanti e sopratutto dei loro leader è davvero sconfortante:
NON VI FU NESSUNA DEMOCRAZIA IN PIAZZA TIENANMEN. CHIUNQUE CONTROLLAVA L'ALTOPARLANTE PARLAVA PER CONTO DI TUTTI. FAZIONI DI STUDENTI COMBATTEVANO PER CONTROLLARE L'ALTOPARLANTE. GIORNALMENTE VI ERANO CIRCA TRE-QUATTRO COLPI DI MANO.
DOPO CHE IL GOVERNO AVEVA FATTO UNA CONCESSIONE DOPO L'ALTRA ALLE RICHIESTE DEGLI STUDENTI, IL 27 MAGGIO 1989 UNA COALIZIONE DI LEADER DEGLI STUDENTI E DI LAVORATORI ED INTELLETTUALI SOSTENITORI CONCORDÒ CHE GLI STUDENTI AVREBBERO LASCIATO PIAZZA TIENANMEN IL 30 MAGGIO, IN MODO CHE POTESSERO, COME DA LUNGO SOSTENEVA IL LEADER STUDENTESCO WANG DANG, CONTINUARE A PORTARE AVANTI LA DEMOCRAZIA DELLE ASSOCIAZIONI DI BASE NELLE CITTÀ UNIVERSITARIE.
Ma aizzati dai leader radicali molto decisero di restare in piazza mentre i loro capi cercavano cinicamente il bagno di sangue:
CHAI LING AVEVA CONFIDATO AD UN GIORNALISTA AMERICANO: "CIÒ CHE IN REALTÀ SPERIAMO È UN MASSACRO, IL MOMENTO NEL QUALE IL GOVERNO NON HA ALTRA SCELTA CHE MASSACRARE SFACCIATAMENTE LA GENTE... NON POSSO DIRE TUTTO CIÒ AI MIEI COLLEGHI STUDENTI. NON POSSO DIR LORO CHIARO E TONDO CHE DOBBIAMO UTILIZZARE IL NOSTRO SANGUE E LE NOSTRE VITE PER INVITARE IL POPOLO AD INSORGERE".
"RESTERAI NELLA PIAZZA TU STESSA"? CHIESE L'INTERVISTATORE. "NO, NON RESTERÒ". "PERCHÉ"? “… VOGLIO VIVERE".
QUESTO SPIEGAVA PERCHÉ, NELLE ORE DEL MATTINO DEL 4 GIUGNO, QUANDO LE TRUPPE ENTRARONO DALLA PERIFERIA DI BEIJING VERSO TIENANMEN, SPARANDO SUI CIVILI CHE BLOCCAVANO LE STRADE LUNGO IL PERCORSO, CHAI LING INSISTEVA PERCHÉ GLI STUDENTI RESTASSERO NELLA PIAZZA.
Ma la gente presente in Piazza testimoniò che non ci fu nessun massacro sulla piazza Tienanmen:
… UN POPOLARE CANTANTE DI TAIWAN, HOU DEJIAN, CHE DAL 2 GIUGNO ERA NELLA PIAZZA IN SCIOPERO DELLA FAME PER DIMOSTRARE SOLIDARIETÀ CON GLI STUDENTI, CIRCA ALLE 4.30 NEGOZIÒ ATTRAVERSO UN COMANDANTE MILITARE UN ACCORDO PER PERMETTERE AGLI STUDENTI DI ANDARSENE PACIFICAMENTE.
"CORREMMO FUORI DALLA PIAZZA DALL'ANGOLO DI SUD EST. ERO VICINO ALLA FINE DELLA LINEA", HA DETTO LIANG XIAOYAN, UN LETTORE DELL'UNIVERSITÀ DI STUDI STRANIERI DI BEIJING.
(IL GIORNO SEGUENTE, INIZIAI A COORDINARE LA CAMPAGNA DI FAX PER RACCONTARE ALLA GENTE IN ALTRE PARTI DELLA CINA DEL "MASSACRO DI TIENANMEN").
"ALCUNI DISSERO CHE NELLA PIAZZA ERANO MORTI IN DUECENTO ED ALTRI AFFERMARONO CHE MORIRONO IN DUEMILA. VI ERANO ANCHE STORIE DI CARRI ARMATI INVESTIRE STUDENTI CHE CERCAVANO DI ANDARSENE". IN UNA INTERVISTA HOU DEJIAN DISSE: "DEVO DIRE CHE NON VIDI NULLA DI QUESTO. NON SO DOVE L'ABBIANO VISTO QUELLE PERSONE. IO STESSO MI TROVAVO NELLA PIAZZA FINO ALLE SEI E MEZZO DEL MATTINO".
"CONTINUAVO A PENSARE", CONTINUÒ. "UTILIZZEREMO DELLE MENZOGNE PER ATTACCARE UN NEMICO CHE MENTE"?
Alla fine deve ammettere:
IL MASSACRO DI TIENANMEN NON È MAI AVVENUTO! IL MIO CUORE SCOPPIAVA. HO INVIATO IN CINA FAX DI MENZOGNE. NO, QUESTO NON PUÒ ESSERE VERO. QUESTO DOCUMENTARIO, IN CINESE, PROBABILMENTE È FATTO DAL GOVERNO CINESE.
ALLA FINE DEL FILM, VIDI I TITOLI DI CODA: PRODOTTO E DIRETTO DA RICHARD GORDON E CARMA HINTON (XIAOPING LI 2008).
Già il 13 giugno del 1989, il reporter del New York Times Nicholas Kristof ripotava che nessun studente era stato ucciso nelle piazza. La battaglia imperverssò nelle principali arterie di che portavano alla Piazza. Kristof scriveva che “che non c’erano sicure indicazioni che le truppe avessero apertoi il fuoco contro gli studenti” che occupavano Tienanmen.
ELABORATING ON THAT REPORT, IN A JAN. 16, 1990, ARTICLE, KRISTOF RELATED HOW POP SINGER HOU DEJIAN, WHO WAS PRESENT THROUGHOUT THE NIGHT AS THE SQUARE WAS CLEARED, "HAD SEEN NO ONE KILLED IN TIENANMEN SQUARE." HE SAID THAT AT 5 A.M. ON JUNE 4, THE 3,000 STUDENTS REMAINING IN THE SQUARE MARCHED OUT PEACEFULLY.
Tra gli studenti in piazza non c’erano solo ingenui difensori della democrazia. Si può addirittura affermare che si sperimentò allora lo schema della famigerate “rivoluzioni colorate! L’esperto di geopolitica F. William Engdahl individua nel Colonnello Helvey che aveva operato in Birmania per la Defense Intelligence Agency – Agenzia di Intelligence per la Difesa colui che allenava gli “studenti” di Tienanmen:
NEL PASSATO, IL. HELVEY ADDESTRAVA AD HONG KONG I DIRIGENTI STUDENTESCHI PROVENIENTI DA PECHINO NELLE TECNICHE DI DIMOSTRAZIONI DI MASSA, CHE POI SONO STATE MESSE IN OPERA NEI FATTI DELLA PIAZZA TIANANMEN DEL GIUGNO 1989. ATTUALMENTE, TROVA OPPORTUNO MUOVERSI COME CONSIGLIERE DEL FALUN GONG (MOVIMENTO... SPIRITUALE CINESE) IN IDENTICHE TECNICHE DI DISOBBEDIENZA CIVILE. HELVEY UFFICIALMENTE SI ERA RITIRATO DALL’ESERCITO NEL 1991, MA MOLTO PRIMA DI ALLORA COLLABORAVA CON L’ALBERT EINSTEIN INSTITUTION E CON L’OPEN SOCIETY FOUNDATION DI GEORGE SOROS. NELLA SUA RELAZIONE ANNUALE DEL 2004 DELL’ALBERT EINSTEIN INSTITUTION, HELVEY AMMETTEVA DI STARE ADDESTRANDO GENTE IN TIBET (ENGDAHL 2008).
Il movimento fu infatti fortemente appoggiato da Taiwan, dai servizi segreti occidentali che facevano capo ad Hong Kong e da alcune grandi imprese cinesi Sitong e Kangshua che esigevano un programma radicalmente liberale come afferma Wang Hui. The Voice of America spese decine d’ore di propaganda a sostegno dei dimostranti. Le multinazionali come AT&T spesero milioni di dollari per fax e telefonate dagli Stati Uniti.
Gregory Chow, un economista liberale allievo di Friedman, sostiene di avere imputato, durante un colloquio, al segretario del Partito Jiang Zemin di avere ordinato ai carri armati a schiacciare (nel senso letterale del termine) i dimostranti nella Piazza Tienamen. Davanti alla richiesta di portare le prove Chow confessò di non averle e di avere creduto alla propaganda.
Scrive, infatti, Chow:
IO STESSO SONO STATO TRATTO IN INGANNO DAGLI ANNUNCI DELLE UCCISIONI DI STUDENTI DA PARTE DEI CARRI ARMATI IN PIAZZA TIENANMEN. UN AMICO DI HONG KONG MI CONSEGNÒ I FILMATI DELLE SCENE DI PECHINO DURANTE I FATTI DI TIENANMEN. LE AVEVA REGISTRATE DURANTE UNA TRASMISSIONE IN TV. DOPO AVER VISIONATO I FILMATI PER ORE, ERO SICURO DELL’UCCISIONE DEGLI STUDENTI IN PIAZZA TIENANMEN. SUCCESSIVAMENTE, RIFERII QUESTA NOTIZIA AL PRESIDENTE JIANG ZEMIN, IN OCCASIONE DEL NOSTRO INCONTRO AVVENUTO NELL’AGOSTO DEL 1989. QUANDO IL PRESIDENTE JIANG MI CHIESE DI FORNIRGLI LE PROVE DI QUANTO SOSTENEVO, TORNAI A CASA PER RIVEDERE I FILMATI. MI RESI CONTO CHE L’UCCISIONE DEGLI STUDENTI SULLA PIAZZA SI POTEVA EVINCERE SOLO DAGLI ANNUNCI, MA NON NE ESISTEVA CONFERMA ALCUNA NELLE IMMAGINI. MOLTE PERSONE AVEVANO VISTO ALLA TELEVISIONE L’ASSASSINIO E L’UCCISIONE DI SEMPLICI PASSANTI, DI STUDENTI E MILITARI LUNGO CHANGAN STREET, DOVE I CITTADINI CHE TENTAVANO DI IMPEDIRE L’ACCESSO A PIAZZA TIENANMEN AI CARRI ARMATI SI ERANO SCONTRATI CON I MILITARI. MA L’UCCISIONE DI STUDENTI A DA PARTE DEI CARRI ARMATI ERA FONDATA SOLO SUGLI ANNUNCI FATTI A VOCE. UN DOCUMENTARIO TELEVISIVO DELLA PBS MOSTRÒ PIÙ TARDI CHE GLI STUDENTI ERANO STATI ABBASTANZA FURBI DA RITIRARSI DA PIAZZA TIENANMEN MENTRE I CARRI ARMATI PROCEDEVANO LENTAMENTE PER DISPERDERE LA FOLLA (CHOW 2007, PP.91-92).
Chow poi mette in relazione i fatti di Tienanmen, con molti casi di comportamento scorretto che lo studioso americano paragona alle diffamazioni della Rivoluzione Culturale.
A PRINCETON, NELL’AGOSTO DEL 1989, HO CENATO CON UN GRUPPO DI CIRCA DIECI STUDENTI PROVENIENTI DALLA CINA PER FESTEGGIARE LA LAUREA IN ECONOMIA DI UNO DI LORO. DISCUTENDO DEI FATTI DI TIENANMEN, UNO STUDENTE IPOTIZZÒ CHE AVREBBERO DOVUTO DIFFONDERE LA VOCE UNA O DUE VOLTE AL MESE CHE UN GIAPPONESE ERA STATO STATO UCCISO IN CINA AL FINE DI CREARE PROBLEMI AL GOVERNO CINESE ANCHE SE LA NOTIZIA ERA DEL TUTTO INFONDATA. UNO STUDENTE CINESE A HARVARD DIFFUSE LA VOCE SECONDO CUI IL PREMIER LI PENG ERA STATO UCCISO E SUCCESSIVAMENTE TALE NOTIZIA SI RIVELÒ INFONDATA.
COMPORTAMENTI SIMILI O PEGGIORI SONO STATI RILEVATI TRA GLI STUDENTI CHE AVEVANO CAPEGGIATO LA RIVOLTA DI PIAZZA TIENANMEN. SI SCOPRÌ CHE IL LEADER PIÙ CONOSCIUTO ERA UN PLAYBOY CHE FUGGITO NEGLI STATI UNITI, UTILIZZANDO DENARO CHE DOVEVA SERVIRE PER PROMUOVERE LA DEMOCRAZIA IN CINA PER COMPRARSI ABITI COSTOSI E CONDURRE UNA VITA BRILLANTE CIRCONDATO DA BELLE DONNE. UN’ALTRA APPARTENENTE DI SPICCO DEL MOVIMENTO AMMISE DI AVER MENTITO QUANDO AVEVA ANNUNCIATO CON IL MEGAFONO IN PIAZZA TIENANMEN CHE MOLTI STUDENTI ERANO RIMASTI UCCISI, SCHIACCIATI CON I CARRI ARMATI. SOSTENEVA CHE UN BAGNO DI SANGUE ERA NECESSARIO PER FAVORIRE IL CORSO DELLA DEMOCRAZIA. FORSE DIRAMARE LA NOTIZIA FALSA DI UN BAGNO DI SANGUE ERA IL MODO PIÙ ADATTO PER FAVORIRLO. ERA IL SANGUE DI ALTRI QUELLO A CUI SI RIFERIVA, VISTO CHE LEI RIUSCÌ A SCAPPARE E A RAGGIUNGERE GLI STAI UNITI(CHOW 2007, PP.91).
E’ stato nientemeno che Jay Mathews che era il capo uffico di Pechino del conservatore Washington Post, ovvero il giornale del caso Watergate a capeggiare l’ondata revisionista su Tienanmen con un articolo scritto per la Columbia Journalism Review dal titolo rivelatore The Myth of Tiananmen and the Price of a Passive Press nel 1998. Scrive Mathews:
NEL CORSO DEGLI ULTIMI DIECI ANNI, MOLTI GIORNALISTI E REDATTORI HANNO ACCETTATO UNA MITICA VERSIONE DELLA CALDA, SANGUINOSA NOTTE (DEL 4 GIUGNO)(…)IL PROBLEMA È QUESTO: FINO A CHE PUÒ ESSERE DETERMINATO DALLE TESTIMONIANZE DISPONIBILI, NESSUNO MORÌ QUELLA NOTTE IN PIAZZA TIENANMEN. POCA GENTE PUÒ ESSERE STATA UCCISA DA SPARI CASUALI NELLE STRADE VICINO ALLA PIAZZA, MA TUTTI I RESOCONTI DEI TESTIMONI OCULARI DICONO CHE AGLI STUDENTI CHE RIMANEVANO NELLA PIAZZA ALL’ARRIVO DEILLE TRUPPE FÙ PERMESSO DI ANDARSENE PACIFICAMENTE. CENTINAIA DI GENTE MORÌ. PER LA MAGGIOR PARTE LAVORATORI E PASSANTI, MORIRONO QUELLA NOTTE, MA IN POSTI DIFFRENTI E IN ALTRE CIRCOSTANZE.
LA MAGGIOR PARTE DELLE CENTINAIA DI GIORNALISTI STRANIERI QUELLA NOTTE, INCLUSO ME, ERANO IN ALTRE PARTI DELLA CITTÀ O FURONO SGOMBRATI DALLA PIAZZA SICCHÈ NON POTEVANO ESSERE TESTIMONI DEL CAPITOLO FINALE DELLA STORIA DEGLI STUDENTI. COLORO CHE TENTARONO DI RIMANERE VICINO REDASSERO UN DRAMMATICO RESOCONTO CHE, IN ALCUNI CASI, RAFFORZÒ IL MITO DEL MASSACRO STUDENTESCO.
PER ESEMPIO, IL CORRISPONDETE DELLA CBS RICHARD ROTH RACCONTA DI ESSERE STATO ARRESTATO E SLOGGIATO DALLA PIAZZA E RIFERISCE DI “ POTENTI SCOPPI DI ARMI AUTOMATICHE, FURIOSI SPARI PER UN MINUTO E MEZZO LUNGHI COME UN INCUBO”. BLACK E MUNRO CITANO UN TESTIMONE OCULARE CINESE CHE DICE CHE GLI SPARI DEI COMMANDOS DELL’ESERCITO AVEVANO UCCISO LO STUDENTE CHE PARLAVA DALL’ALTOPARLANTE IN CIMA AL MONUMENTO. IL REPOTER DELLA BBC DAI PIANI ALTI DEL BEIJING HOTEL DISSE DI AVERE VISTO SOLDATI SPARARE AGLI STUDENTI AL CENTRO DELLA PIAZZA. MA COME MOLTI GIORNALISTI CHE TENTARONO DI VEDERE L’AZIONE DAL RELATIVAMENTE SICURO PUNTO SOPRAELEVATO POSSONO ATTESTARE, IL CENTRO DELLA PIAZZA NON È VISIBILE DALL’HOTEL .
Un altro testimone oculare è stato il giornalista Graham Earnshaw. Egli sostiene che la giornalista della Reuters Elisabeth Pisani che poi parlerà di uccisioni a Tienanmen era rientrata al Beijng Hotel dunque non era presente sulla piazza. Earnshaw scrive:
IO RICORDO CHIARAMENTE DI AVER VISTO I CARRI ARMATI E BLINDATI MOUOVERSI IN COLONNE ORDINATE LUNGO LA PIAZZA, PASSANDO SULLE TENDE E I DETRITI. PIÙ TARDI SENTI CHE I BUOLDOZER SAREBBERO PASSATI SUGLI STUDNTI CHE DORMIVANO, MA IO NON CI CREDO. NESSUNO DORMIVA IN QUELLE TENDE DOPO QUELLA NOTTE.
Scrive l’ex diplomatico australiano Gregory Clark:
I RESOCONTI DEI TESTIMONI OCULARI CHE DICEVANO CHE NON C’ERA STATO NESSUN MASSACRO FURONO CONVENZIONALMENTE IGNORATI. I RESOCONTI DELLA SFACCIATA PROPAGANDA ANTI-PECHINO SONO STATI ACCETATI INCONDIZIONATAMENTE. FORTUNATAMENTE OGGI NOI ABBIAMO UNA FONTE DELLA CUI SOBRIA IMPARZIALITÀ NON SI PUÒ DUBITARE, CIOÈ I RAPPORTI DECLASSIFICATI DELL’AMBASCIATA USA A PECHINO AL TEMPO.
LA CONFERMA CHE NON CI FU UN MASSACRO NELLA PIAZZA, CHE QUASI TUTTI GLI STUDENTI, CHE AVEVANO DIMOSTRATO PER DUE SETTIMANE, AVEVANO LASCIATO LA PIAZZA CON CALMA NELLE PRIME ORE DEL 4 GIUGNO, E CHE I REALI INCIDENTI FURONO CAUSATI DAL PANICO INNESCATO DALLA FOLLA CHE AVEVA ATTACCATO LE TRUPPE, INIZIALMENTE DISARMATE, DIRETTE ALLA PIAZZA IL 3 DI GIUGNO.
NEL PERCORSO UN ANCORA NON DEFINITO NUMERO DI SOLDATI, STUDENTI E CIVILI FURONO UCCISI E MOLTI VEICOLI MILITARI BRUCIATI(…)MA NON FU UN DELIBERATO MASSACRO DI STUDENTI INNOCENTI. CURIOSAMENTE, LA FOTO CHE MOLTI MEDIA UASANO PER ILLUSTRARE IL PRESUNTO MASSACRO DEGLI STUDENTI MOSTRA UNA FILA DI VEICOLI DELL’ESERCITO, CON LE TRUPPE CHIUSE DENTRO, IN UN LUNGO VIALE CHE CHIARAMENTE NON È PARTE DELLA PIAZZA TIENANMEN. DIFATTI, IL MATERIALE DELL’AMBASCIATA USA PARLA DI TRUPPE CHE INFINE ENTRANO NELLA PIAZZA DOPO CHE QUALCHE STUDENTE ATTACCA E UCCIDE UN SOLDATO ALL’ENTRATA .
(…)LA LEADERSHIP CINESE TENTÒ INVANO DI OFFRIRE CONCESSIONI AGLI STUDENTI CHE ERANO ACCAMPATI NELLA PIAZZA, E ALCUNI STUDENTI HANNO AMMESSO CHE FURONO FOLLI A RIFIUTARE LE CONCESSIONI.
Lo stesso Clark rileva che governi come quello messicano e tailandese che effettivamente perpetrarono massacri contro gli studenti, rispettivamente nel 1968 e nel 1973, hanno goduto dell’appoggio occidentale mentre la Cina per un non-massacro ha subito ostracismo e sanzioni economiche.
E’ difficile che un governo lasci per quasi due mesi il controllo della principale piazza della capitale, una piazza simbolo, ai manifestanti nella totale anarchia. Questo tipo di eventi non è unico della Cina. Le azioni intraprese dal governo USA per sopprimere i disordini dei propri cittadini afro-americani in molte città produssero parecchie vittime tra gli afro-americani”.
Secondo i “revisionisti” nessun studente fu arrestato nella piazza e nessun tentativo fu fatto per impedirne l’uscita. l’affermazione del governo cinese che l’Esercito è entrato a Pechino per liberare la piazza dai manifestanti appare corretta e l’asserzione che il governo intendeva usare unicamente la violenza contro gli studenti fino al loro cedimento non è corretta.
Sempre secondo la tesi revisionista “L’IMMEDIATA INVENZIONE DEGLI AVVENIMENTI DELLA PIAZZA TIENANMEN INDUBBIAMENTE È DERIVATA DA GIORNALISTI MOLTO ZELANTI CHE NON VOLEVANO ESSERE SECONDI A NESSUNO NEI LORO SCOOP”. La situazione tesa e confusionaria ha aiutato la diffusione della loro tesi.
Mentre nei recenti editoriali e articoli, in cui tutti hanno avuto la possibilità di rendersi conto della mancanza di veridicità dei resoconti del tempo, avrebbero altri motivi. Se ne elencano vari: i media, ad esempio, hanno coperto il comportamento irresponsabile degli studenti. Gli studenti da una parte non volevano lottare contro l’esercito fino al sacrifico di se stessi ma nondimeno protrassero la loro occupazione della piazza fino alla proclamazione della legge marziale che provocò poi i morti. Infine gli studenti in esilio erano giustificati dal non proseguire i loro sforzi pro-democrazia, e si spiegava anche lo scarso successo tra la comunità cinese d’oltremare con il terrore prodotto dalla brutale e inaudita violenza del governo; terrore che addirittura si estendeva al di fuori della Cina. Se più della metà dei morti furono tra esercito e polizia si deduce che poi i manifestanti non erano così pacifici.
Il mito di Tienanmen si configura come una manipolazione mediatica che è un incrocio tra il cormorano della Guerra del Golfo e la strage di Timisoara in Romania. Come si sa il cormorano divenne quasi un simbolo di quella guerra. Un reporter ammise di aver girato altre scene di "cormorani neri" con animali prelevati da uno zoo e imbevuti ad hoc di petrolio.
Il massacro di Timisoara, nel dicembre del 1989, fu mostrato in continuazione dalle televisioni, e finì sulle pagine dei maggiori quotidiani. Le notizie parlavano di 4.632 morti. Le immagini delle fosse comuni suscitarono indignazione. La verità venne a galla in seguito. I morti provenivano da un cimitero dei poveri: i corpi apparivano mutilati ma non c’era stata tortura bensì autopsia. L’evento mediatico sotituì la realtà, l’emozione fu tale che l’evento è tuttora creduto. Non dissimile è il mito di Tienanmen.
Indubbiamente alla base della protesta di Tienanmen c’erano anche problemi di ordine sociale: il cambiamento comporta grossi problemi, anche psicologici, inoltre proprio in quel periodo la Cina era attraversata da un forte aumento dei prezzi che colpiva i ceti a reddito fisso, senza sottovalutare che si recepiva un livello di corruzione in ascesa.
La protesta non divenne mai propriamente di massa perchè: “… GLI STUDENTI ERANO ASSAI ELITARI. I LAVORATORI AVREBBERO VOLUTO UNIRSI ALLE DIMOSTRAZIONI MA GLI STUDENTI DELLE MIGLIORI UNIVERSITÀ DELLA CINA NON DESIDERAVANO ASSOCIARSI A LORO”(CHERK 2007, P. XXVI). Questa è la tesi di Elisabeth Perry che parla dunque di un movimento tutto sommato elitario di figli di papà.
Il documentario filmato a cui fanno riferimento sia Xiaoping Li che Chow è The Gate of Heavenly Peace . Il documentario è girato da Richard Gordon e Carma Hinton che simpatizzavano con gli studenti. Quest’ultima è figlia di William Hinton sinologo, deciso oppositore della leadership post-maoista.
Il contesto del documentario dimostra che tra gli studenti che erano rimasti in piazza Tienanmen non ci furono morti. Dopo un confronto faccia-faccia gli studenti si misero d’accordo per abbandonare la piazza e l’esercito gli concesse il tempo per andarsene pacificamente. Il filmato è rivelatore di quanto realmente successo.
Gli studenti non avevano il chiaro obbiettivo di rimanere nella piazza. Essi acconsentirono a lasciare la piazza solo quando si trovarono di fronte a possibili conseguenze per se stessi. Se gli studenti radunati a Tienanmen avessero abbandonato la piazza un giorno prima, come richiesto dal governo, nessun civile sarebbe stato ucciso. Il giorno prima dell’entrata a Pechino di soldati armati, parecchi soldati disarmati furono uccisi. Nessun civile fu ucciso in questo periodo.
I leader studenteschi che andarono in esilio negli Stati Uniti non sono stati capaci di formare nessun movimento che guadagnasse il sostegno della comunità cinesi all’estero. Un’agenzia riferiva che a commemorare a Parigi l’anniversario di Tienanmen assieme a Repoter sans Frontieres si sono trovati in una ventina, ossia i soliti noti “dissidenti” isolatissimi dalle numerose comunità di cinesi emigrate all’estero.
Le dimostrazioni di massa, senza un chiaro programma, non hanno avuto alcun seguito organizzativo e nessun movimento “democratico” è nato in Cina. Anzi come vedremo hanno dato vita a reazioni contrarie. Le dimostrazioni di Tienanmen hanno portato solo la repressione e semmai hanno danneggiato piuttosto che favorito il movimento democratico di base che pure era già iniziato e continuò.
In un articolo sulla Repubblica su Tienanmen sei anni dopo si legge:
"SE NON CI FOSSE STATA TIENANMEN OGGI LA CINA SAREBBE PIÙ SVILUPPATA, CI SAREBBE PIÙ LIBERTÀ E LE RIFORME POLITICHE SAREBBERO A BUON PUNTO". QUESTO DICE SOTTOVOCE UN EX ATTIVISTA DEL MOVIMENTO DEMOCRATICO SEI ANNI DOPO LA REPRESSIONE… FRA I TANTI CHE PARTECIPARONO AL MOVIMENTO E SONO RIMASTI A PECHINO, LA GRANDE MAGGIORANZA LA PENSA ALLO STESSO MODO. ORA HANNO UN LAVORO, SONO INSERITI E CERCANO DI NON OCCUPARSI DIRETTAMENTE DI POLITICA, PERCHÈ SONO SEGNATI E POTREBBERO PAGARNE LE CONSEGUENZE, MA CRITICANO ASPRAMENTE L' ESTREMISMO DI ALCUNI STUDENTI DEL TEMPO. "C' ERA UNA SORTA DI GARA AL MARTIRIO TRA MOLTI GIOVANI PRONTI A SFIDARE LE BAIONETTE DEI SOLDATI. MA OGGI TIENANMEN È COME UNA PALLA AL PIEDE DELLA CINA, PER IL SUO PRESTIGIO E I SUOI RAPPORTI CON L' ESTERO. SE LA CINA NON SE NE LIBERA, NON POTRÀ MAI AVERE LO STATUS INTERNAZIONALE CHE AMBISCE", AFFERMA L' EX ATTIVISTA.
Sebbene della gente fu uccisa nelle strade, la BBC ha riportato di uccisioni di massa di studenti e carri armati che schiacciavano persone che dormivano nelle tende di Piazza Tienanmen (Rimarrebbe qualcuno a dormire in una tenda con blindati, carri armati e soldati armati che vengono verso di loro?). Questa tesi del “giornalismo passivo” sembra essere contraddetta dal video documentario e danneggia la credibilità della BBC.
Ma vediamo come questa vicenda è raccontata dagli “specialisti di Diritti Umani” George Black e Robin Munro , ambedue schietti critici e il secondo direi fortemente prevenuto contro il governo cinese: NON CI FU NESSUN MASSACRO IN PIAZZA TIENANMEN NELLA NOTTE DEL 3 GIUGNO. L’entrata dell’esercito per liberare la piazza dagli studenti va tenuta separata dagli attacchi dell’esercito dall’entrata in Pechino fino a Tienanmen dopo la proclamazione della legge marziale. Certamenete nelle vie di accesso occidentali, tra il Chang'an Boulevard e la Fuxingmen Avenue ci furono centinaia di morti quando l’Esercito Popolare di Liberazione si trovò bloccato l’accesso alla piazza. INSISTERE SULLA DISTINZIONE NON È SPACCARE UN CAPELLO IN QUATTRO. (…) MOLTI DELLA STAMPA ERANO NEI LUOGHI DOVE REALMENTE SI MORIVA NELLE PECHINO OCCIDENTALE, MOLTE MIGLIA PIÙ IN LÀ, ED ESSI HANNO RIPORTATO VIVAMENTE E CRUDAMENTE CIÒ CHE AVEVANO VISTO. COLORO CHE TENTARONO DI RIMANERE NELLA PIAZZA VENNERO ARRESTATI E NON VIDERO L’ASSALTO FINALE DELL’ESERCITO. ALTRI ERANO BLOCATTI DAI BLOCCHI STRADALI. ALTRI ANCORA LAVORAVANO NEI LORO HOTEL PER COMPLETARE I RESOCONTI PER I MEDIA PER ZONE CON DIVERSI FUSI ORARI. MA LA MAGGIOR PARTE DEI REPORTER CHE RIMASERO NEI PRESSI DELLA PIAZZA DOPO L’UNA DI NOTTE, QUANDO LA PRIMA UNITÀ DELL’ESERCITO ARRIVÒ LÀ, ABBANDONARONO IN FRETTA LA PIAZZA IN PREDA AD UN LEGITTIMO TIMORE PER LA LORO INCOLUMITÀ.
Le direttive date dal Partito d’altra parte sono molto nette:
SE DOVESSE CAPITARE CHE LE TRUPPE SUBISCANO PERCOSSE E MALTRATTAMENTI FINO ALLA MORTE DA PARTE DELLA MASSE OSCURANTISTE, O SE DOVESSERO SUBIRE L’ATTACCO DI ELEMENTI FUORILEGGE CON SPRANGHE, MATTONI O BOMBE MOLOTOV, ESSE DEVONO MANTENERE IL CONTROLLO E DIFENDERSI SENZA USARE LE ARMI. I MANGANELLI SARANNO LE LORO ARMI DI AUTODIFESA E LE TRUPPE NON DEVONO APRIRE IL FUOCO CONTRO LE MASSE. LE TRASGRESSIONI VERRANNO PRONTAMENTE PUNITE.
Una volta ancora il ritratto dei leader è mortificante. La comandante Chai Ling invitata al martirio:
I NOSTRI CORPI ANCORA TENERI E NON COMPLETAMENTE CRESCIUTI E LA PROSPETTIVA SPAVENTA A MORTE NOI TUTTI, MA LA STORIA CI CHIAMA E NOI DOBBIAMO ANDARE”. CHAI LING, UNA TALE MAGNETICA PRESENZA PER LE TELEVISIONI STRANIERE, PARLAVA DI SACRIFICO IN TERMINI QUASI MISTICI. IL 28 MAGGIO, CON GLI STUDENTI CHE DISCUTEVANO SULLA QUESTIONE SE ABBANDONARE LA PIAZZA, LEI DISSE CHE “ CI SARÀ UN MASSACRO, CHE VERSERÀ SANGUE A FIUMI ATTARAVERSO PIAZZA TIENANMEN, CHE RISVEGLIERÀ IL POPOLO”. UN SINOLOGO OCCIDENTALE RICORDA CHE UNO STUDENTE GLI DISSE NELLE ORE FINALI: “NOI SIAMO PRONTI AD AFFRONTARE LA MORTE, E NON VOGLIAMO CHE TU PARTECIPI. TI PREGO VAI A CASA”. E GLI UOMINI DEI MEDIA, PER LA MAGGIOR PARTE, COSÌ FECERO.
Mentre Wu'er Kaixi raccontava un sacco di balle dopo essersi messo al sicuro, nel mentre veniva fuori la versione standard del massacro che poi risultò completamente inventata:
WU'ER KAIXI, CIALTRONE FINO ALLA FINE, RIPORTAVA CHE EGLI AVEVA VISTO “CIRCA DUECENTO STUDENTI” ABBATTUTI DA UN ASSALTO PRIMA DELL’ALBA, MA COME FU RIVELATO DOPO LUI PER SALVARSI SI ERA RIFUGIATO SU UN FURGONE PARECCHIE ORE PRIMA. UNA TESTIMONIANZA AMPIAMENTE RACCONTATA (DAI MEDIA) È QUELLA DI UN TESTIMONE OCULARE, PRESUMIBILMENTE UNO STUDENTE DELLA QINGHUA UNIVERSITY, CHE PARLA DI STUDENTI SUL MONUMENTO FALCIATI A BRUCIAPELO DA UNA FILA DI MITRAGLIATRICI ALLE QUATTRO DEL MATTINO. I SOPARVISSUTI ERANO POI STATI INSEGUITI L’UN DOPO L’ALTRO ATTRAVERSO LA PIAZZA DA CARRI ARMATI E SCHIACCIATI, O BASTONATI A MORTE DALLA FANTERIA. MA ERA PURA INVENZIONE.
Recentemente Ma Lik, presidente del DAB il partito pro-Pechino di Hong Kong ha suscitato un vespaio per le sue dichiarazioni su Tienanmen. Egli ha detto: IO NON HO MAI DETTO CHE NESSUNO FU UCCISO, MA CHE NON CI FU UN MASSACRO(…)UN MASSACRO SIGNIFICA CHE IL PARTITO COMUNISTA INTENZIONALMENTE HA UCCISO GENTE MITRAGLIANDOLI INDISCRIMINATAMENTE.
Infatti non ci fu massacro indiscriminato tanto più che secondo Tim Hutton i dimostranti erano tutt’altro che pacifici dato che morirono un numero di poliziotti pari a quello dei dimostranti.
L’attuale capo del National Intelligence Council, l’organismo incaricato di redigere valutazioni sull'Intelligence nazionale, Charles “Chas” Freeman Jr, scrisse nel 2006 in un forum:
L'IMPERDONABILE E ABNORME ERRORE COMMESSO DALLE AUTORITÀ CINESI, NON È STATO TANTO QUELLO DI AVER AGITO IN MODO AVVENTATO, QUANTO QUELLO DI ESSERSI LASCIATE GUIDARE DA UN’ECCESSIVA CAUTELA CHE CERTO UNA LEADERSHIP NON PUÒ PERMETTERSI.(…)CREDO CHE NESSUN PAESE CONSENTIREBBE A UN GRUPPO DI DISSIDENTI, INTENTI SOLO ALLA SOVVERSIONE DEL NATURALE FUNZIONAMENTO DELLE PROPRIE ISTITUZIONI, DI OCCUPARE IL CUORE DELLA PROPRIA CAPITALE, PER QUANTO AFFASCINANTE LE LORO GRIDA DI PROPAGANDA POSSANO APPARIRE A CERTI STRANIERI”.
Secondo Timothy Book i morti nelle strade furono 300-500 nell’episodio centrale e complessivamente non più 2000-3000. “Il governo cinese stima più di 300 morti, per metà manifestanti e metà soldati. Le stime occidentali sono più alte” dice Mathews del Washinton Post. In un articolo sul New York Times Nicholas Kristof sostiene che i morti fossero centinaia e non migliaia o decine di megliaia. Il 3 di giugno i manifestanti prendono soldati dell’EPL in ostaggio e il 4 giugno le manifestazioni cominciano a diventare violente. Il 5 Giugno 1989, il Washington Post riporta che i rivoltosi organizzati in squadre di 100-150 armati con catene, bottiglie Molotov e mazze di ferro, si scontravano con i soldati. I soldati erano disarmati nelle giornate precedenti alla liberazione della Piazza. In poche parole ci fu una battaglia e non un massacro.
E’ indubbio che fu una minoranza a seguire le direttive date dalla “comandante” degli studenti Chai Ling di darsi alla guerriglia urbana. Tant’è vero che tutti i manifestanti abbandonarono piazza Tienanmen nonostante le sollecitazioni contrarie. Ma secondo il mito dice che i morti furono decine di migliaia:
QUANDO UN GIORNALISTA PRUDENTE E BEN INFORMATO COME TIM RUSSERT, CAPO DELL’UFFICIO DI WASHINGTON DELLA NBC PUÒ CADERE PREDA DELLA PIÙ FEBBRICITANTE VERSIONE DELLA FAVOLA, LE PIÙ TRISTI CONSEGUENZE DELLA PIGRIZIA GIORNALISTICA DIVENTANO CHIARE. IL 31 MAGGIO INCONTRANDO LA STAMPA, RUSSERT RIFERISCE DI “DECINE DI MIGLIAIA” DI MORTI A PIAZZA TIENANMEN.
I FATTI DI TIENANMEN SONO CONOSCIUTI DA LUNGO TEMPO. QUANDO CLINTON VISITÒ LA PIAZZA NEL GIUNGNO (DEL 1998), SIA IL WASHINGTON POST E IL THE NEW YORK TIMES SPIGAVANO CHE NESSUNO ERA MORTO LÌ DURANTE LA REPRESSIONE DEL 1989. MA QUESTA ERA UNA BREVE SPIEGAZIONE ALLA FINE DI LUNGHI ARTICOLI. DUBITO CHE ESSI ABBIANO FATTO MOLTO PER UCCIDERE IL MITO.
Il “pack journalism” è definito dal Merriam-Webster Online Dictionary come giornalismo praticato da reporter in gruppo ed è caratterizzato dall’uniformità della copertura delle notizie e mancanza di pensiero originale e di iniziativa. Il pack journalism si potrebbe dire produce, vista l’assonanza, “pacchi” sotto ogni punto di vista.
Ciò ci induce in una riflessione su come vengono presentati i fatti nelle stampa occidentale dove prevale il sensazionalismo. Al grande pubblico viene servita una verità ufficiale di comodo che prevale nel mainstream mentre le verità sconvenienti sono appannaggio di poche persone bene informate che se le devono andare a trovare. Per altro l’immagine cult di quelle giornate che viene usata per simboleggiare la strage mostra un cittadino con la borsa della spesa che ferma un carro armato. La sequenza di immagini non è presa a Piazza Tienanmen ma in un grande viale e dimostra che il carrista cerca di schivare il cittadino. Bene questa sequenza viene di solito commentata come dimostrazione che i carri armati schiacciarono i rivoltosi.
Quello che si è visto è che ha prodotto soprattutto una certa visione della Cina completamente difforme dalla realtà. Quale governo avrebbe tollerato che la Piazza principale del paese fosse occupata per mesi da manifestanti che in una continua guerra per bande che giocavano a rubarsi il microfono e la leadership? Chi avrebbe mandato i soldati disarmati davanti a gente che voleva autoimmolarsi dopo avere immolato un buon numero di soldati? Berlusconi ha minacciato di mandare la polizia contro gli studenti che occupano le Università cioè per molto meno, e Sarkoszy ha represso senza tante storie le proteste degli immigrati nelle banlieu.
I governati cinesi non era affatto quegli uomini spietati interessanti solo al “profitto”, dialogarono con gli studenti, finchè poterono. Uno di coloro che dialogarono con gli studenti fu proprio Hu Jintao.
Francesco Sisci, oggi corrispondente della “Stampa” che a Tienanmen c’era scrive:
…A 20 ANNI DALLA SANGUINOSA REPRESSIONE GLI EVENTI DI TIANANMEN SONO OGGI UN CONCENTRATO DI PARADOSSI. I LEADER ATTUALI ERANO TUTTI CONTRARI ALLA REPRESSIONE, GLI STESSI STUDENTI CHE ALLORA PROTESTAVANO ORA SONO RICCHI UOMINI D’AFFARI O POTENTI POLITICI. MA A DISPETTO DELLE ANTICHE SIMPATIE OGGI ESSI PENSANO CHE LA REPRESSIONE DEL MOVIMENTO ERA INEVITABILE E QUELLA REPRESSIONE HA ALLA FINE EVITATO ALLA CINA LA SORTE DELL’URSS, COLLASSATA POLITICAMENTE ED ECONOMICAMENTE GRAZIE ALLE RIFORME DI GORBACIOV.
Il miglior giudizio su Tienanmen fu dato da coloro che lì c’erano e che poi scrissero il saggio politico di maggior successo degli anni ’90: La Cina può dire no!. L’Occidente era stata solo un’illusione ottica!
 
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Profnik
view post Posted on 3/6/2009, 16:02




il link.......?
 
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Comandante Carlos
view post Posted on 3/6/2009, 17:10




è il suo articolo....non avrà link forse
 
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Red Shadow
view post Posted on 3/6/2009, 18:08




é mio e non ha link ovviamente. Lo aveo anticipato a Losurdo quando mi ha detto che stava pubblicando qualcosa su tienanmen
 
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Lavrentij
view post Posted on 3/6/2009, 18:28




negazionista!
 
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Comandante Carlos
view post Posted on 3/6/2009, 19:59




Ecco qua Liberazione in tutto il suo squallore:

numero 1:

La Cina da Mao a Tienanmen, tra simboli e democrazia reale

Lidia Menapace

E' una icona antichissima, quella che mostra Davide, fornito solo della fionda come fosse un ragazzo dell'Intifada, aver ragione del gigantesco Golia, immagine stessa della forza bruta. E quell'icona si perpetua e viene ripresa anche in alcune famose foto del recente passato: chi può dimenticare la ragazzina vietnamita sottile piccola fiera, che tiene prigioniero, quasi al guinzaglio, un gigantesco soldato americano? E chi non ricorda lo studente leggero sfottente che danza allegro e senza paura davanti a un gigantesco carrarmato cinese nella enorme piazza Tien an Men? Come vorrei che a questa galleria di persone che credono più nella ragione che nella forza, nella giustizia che nelle armi si potesse aggiungere anche l'icona di Rachel Carrie! Ma davanti al suo corpo il carrarmato israeliano non si fermò!
Certamente la rivoluzione cinese e la Cina comunista sono state speranze vive per molti e molte di noi, soprattutto per alcune caratteristiche specifiche di grande prospettiva: il modello di industrializzazione che non punta sull'industria pesante, ma su quella che produce beni di uso comune e aiuta a sollevare ogni giorno un po' il livello di vita del popolo; l'internazionalismo pratico che afferma non potersi né volere in Cina puntare su un miglioramento delle condizioni di vita del popolo, una volta raggiunto il minimo vitale («un pugno di riso al giorno per tutti e tutte, un paio di sandali per ogni paio di piedi, una casa su tutte le teste») fino a che non si potesse procedere insieme agli altri popoli poveri. L'attenzione alla questione di genere che portò Mao a discutere con le donne che protestarono quando disse che erano la "seconda" metà del cielo, e quando si corresse che erano "l'altra" metà del cielo, placandosi solo quando si abituò a dire che le donne erano, come gli uomini, "una" metà del cielo: segno della piena comprensione di quanto sia importante il liguaggio come simbolo del reale.
Ma non solo questo: perché tutti e tutte potessero uscire dall'analfabetismo Mao fece trascrivere il cinese scontentando i Mandarini che lo rimproverarono di uccidere le straordinarie sfumature e sottigliezze e raffinatezze della lingua cinese per apprendere la quale nelle scuole mandarine si imparava a dipingere per l'appunto 10.000 segni. Mai un povero contadino sarebbe riuscito ad arrivare al "merito" necessario. Uguale senso della giustizia di classe mostrò verso la tradizionale medicina cinese, inventando i "medici dai piedi scalzi", preparati a sovvenire ai principali problemi igienico-sanitari della popolazione (ad esempio a non tagliare un cordone ombelicale con forbici non sterili o arrugginite). Al termine di questi processi culturali disse che secondo lui - al contrario di quanto diceva il proverbio - «i mandarini puzzano e i contadini no» e che uno sarebbe stato un vero intellettuale comunista quando avesse sentito "puzzare i mandarini".
Esprime qui un disprezzo e giudizio greve sulla antichissima cultura cinese che lo indusse anche a misure repressive verso gli intellettuali, e fu l'inizio di un processo di degrado della libertà che arriva fino alla piazza Tien an Men e alle lotte studentesche.
Quella della lotta contro la cultura borghese e il privilegio del sapere è una delle scelte più delicate e difficili, quando si produce dopo una rottura rivoluzionaria e vi è l'obbligo di sottoporre ad attento vaglio tutto il passato.
La Rivoluzione culturale fu di certo la più rischiosa e mal finita parte della Rivoluzione cinese e resta a noi il compito di definire la scelta culturale, prima fra tutte le libertà "sovrastrutturali".
E dalla Rivoluzione cinese perciò molto resta comunque da studiare, capire, imitare anche nelle sue innovazioni, ma restano anche molti problemi irrisolti e penso che lo studente che sfida il carrarmato rappresenti tutto ciò in modo straordinario e limpido: la libertà di parola, insegnamento, ricerca è il più sicuro indicatore della democrazia reale, e si tratta di libertà senza aggettivi, libertà religiosa per poter dire no a qualsiasi infrazione della laicità, libertà di studio per poter dire no alla riedizione dei mandarini nostrani, libertà di innovazione, quando i simboli che invadono ancora la Cina di bandiere rosse, stelle rosse, falci e martelli non corrispondono più a una vera libertà, quando si vede che i poveri vengono lasciati indietro e il lusso brilla nelle metropoli delle Repubblica popolare cinese. I simboli sono straordinari veicoli di senso, fino a quando non diventano riti solenni, ma vuoti e assomigliano a quelli che si celebrano nelle cerimonie religiose.

Numero 2:

Vent'anni dopo la rivolta la Cina preferisce dimenticare

Roberto Onorati, Pechino

La voce a sorpresa nel ventesimo anniversario della strage di piazza Tienanmen, è arrivata dall'oltretomba. Si tratta del libro Prigioniero di Stato , che raccoglie le memorie di Zhao Ziyang, ex primo ministro cinese dal 1980 al 1987 e segretario generale dal 1987 al 1989. Gli anni fatidici. Zhao pagò la sua opposizione all'intervento dell'esercito contro gli studenti con l'epurazione, l'arresto e l'oblio fino alla sua morte, nel 2005 a 85 anni. Le sue memorie però le ha affidate ad un registratore, sbobinato e pubblicato in un libro, vietato in Cina. Il volume, più che contenere clamorose novità, sfreccia nel vuoto storico un po' a sorpresa: proprio nel ventennale, quando il controllo cinese su ogni mosca che vola a Pechino si fa intenso e paranoico, ecco un libro che critica apertamente Deng e quell'insieme di corruzione, abuso di potere e cinismo politico che hanno accompagnato le riforme e l'apertura del paese. E che secondo molti è ancora presente nei gangli del potere cinese. «Non voglio essere io il segretario del partito comunista che darà l'ordine all'esercito di sparare sul nostro popolo», disse Zhao. E pagò.
Nel suo libro non ci sono risposte, ma c'è il tentativo di analizzare un processo storico contraddistinto da lotte interne, dal carisma di Deng Xiao Ping, le cui riforme, a parere di Zhao, andavano solo ed esclusivamente in direzione di un rafforzamento della centralità del partito a seguito di cambiamenti che dovevano essere amministrativi più che politici. «L'unica soluzione per risolvere i problemi era continuare sulla strada delle riforme per separare governo ed imprese e per risolvere il problema del monopolio e della concentrazione dei poteri, scrive Zhao, così facendo si sarebbe limitato lo scambio tra potere e denaro. L'altro imperativo era costruire le istituzioni e assicurare l'indipendenza ai giudici e alle leggi. Se non c'è questa indipendenza e il partito politico al potere è in grado di intervenire, la corruzione non potrà mai essere sradicata efficacemente». Questa strada non venne scelta. Prevalse la linea di Deng.
Il groviglio di gruppi interni al Partito, la necessità di modernizzare e gestire l'inflazione galoppante, il timore che le idee occidentali minassero in primo luogo il primato del partito, lo scontento di gran parte della popolazione, non solo quella studentesca: questo il quadro di fondo generale di eventi che non sono cominciati e terminati nell'arco di un mese, ma che per forza di cose convogliano processi storici iniziati anni prima, con l'apertura voluta da Deng e la rapida trasformazione della società cinese. Il 1989 è il compimento del primo decennale di aperture: una fase complicata, confusa, in cui solo la parola dei protagonisti può fornire nuovi elementi di comprensione. Ma in Cina, nessuno ne parla.
Nella notte tra il 3 e il 4 giugno si consumò una tragedia. Ironia della sorte, nei giorni precedenti era arrivato Gorbacev a Pechino. Il governo cinese aveva chiamato tutti i media del mondo, sottovalutando il colpo di teatro degli studenti e la loro occupazione della piazza simbolo del potere cinese, Tienanmen. Ironia della sorte, quei media furono ben presto interessati molto di più ai giovani cinesi, che non a Gorbacev e i suoi incontri con la nomenklatura politica locale. Ed ecco le immagini, il celebre ragazzo di fronte ai tank, i canti e i balli in piazza. Poi il vuoto, il silenzio. Una tragedia in mondovisione, ma straordinariamente relegata nel nulla storico dalla classe politica cinese, anche quella attuale. Controllo di internet, dei media e di ogni cosa che si muova: nulla deve trasparire, non è ancora il momento per fare i conti con quell'evento.
I cinesi non ne parlano, sanno perfettamente che l'argomento è tabù. Resistono le madri di alcuni dei ragazzi uccisi. Zhang Xianling è da anni impegnata nel mantenimento della memoria, nella denuncia e nella richiesta di giustizia. «Chiediamo, dice, di sapere veramente cosa è successo, la lista delle persone morte e scomparse, le scuse del governo e la persecuzione legale dei responsabili».
Si chiede un dialogo anche, in un momento in cui il sistema cinese sembra aprirsi a spazi di democrazia. Suo figlio è stato ucciso proprio in quella maledetta notte. Poco prima di tornare in piazza il ragazzo era passato da casa. La madre lo aveva tranquillizzato: mai più pensava che l'esercito avrebbe potuto aprire il fuoco sui suoi figli. Poi ci fu solo il riconoscimento, la morte e la disperazione. «Voglio sapere perché mio figlio è stato ucciso, ne ho tutti i diritti, anche come madre».
Vent'anni sono passati e tutto è cambiato. Se nel 1989 gli studenti erano in piazza per protestare contro corruzione e per un sistema politico più aperto, oggi l'attenzione è verso altre cose: «oggi i giovani, prosegue Zhang Xianling, sono materialisti, pensano di risolvere i propri problemi comprando una casa o una macchina. E' impensabile che succeda qualcosa come nel 1989». Una società cambiata, stravolta e che guarda avanti senza preoccuparsi troppo di quello che è successo: «d'altronde, siamo stati educati a pensare che il Partito dica sempre il giusto e il vero. Io da quella notte, ho iniziato a dubitarne».

Numero 3:

Forti limitazioni alla rete. Arresti, censure le autorità si preparano all'anniversario

Un ex detenuto per la rivolta di Tiananmen è stato arrestato e ad altri attivisti sono stati imposti gli arresti domiciliari nel timore di nuove manifestazioni per i 20 anni della repressione delle proteste studentesche. Wu Gaoxing, che ha già trascorso due anni in prigione per aver guidato la protesta nella provincia orientale dello Zhejiang in concomitanza con i fatti di Pechino del giugno 1989, è stato portato via dalla polizia sabato scorso. Secondo Chen Longde, attivista per i diritti umani, Wu aveva da poco indirizzato una lettera al presidente cinese Hu Jintao per chiedere il risarcimento per quanti furono incarcerati dopo i fatti del 4 giugno di venti anni fa. Lo stesso Chen è stato in prigione per tre anni ed è tra i sottoscrittori della missiva insieme ad altri tre ex detenuti.
Licenziati dalle aziende in cui lavoravano, privati dell'assistenza sanitaria, i dissidenti di Tiananmen denunciano di essere stati «derubati della loro esistenza». Intanto a Pechino Ding Zilin, una donna di 72 anni il cui figlio fu ucciso nella rivolta, ha rivelato che le autorità le hanno chiesto di lasciare la città in vista dell'anniversario. Nella provincia sudoccidentale di Guizhou, un altro attivista, Chen Xi, ha denunciato di essere stato messo agli arresti domiciliari e così Jiang Qisheng, condannato a 4 anni di carcere nel 1999 per aver cercato di mobilitare la popolazione nella commemorazione delle vittime della repressione.
Alla vigilia dell'anniversario, Pechino ha deciso di bloccare l'accesso al microblogging Twitter, alla posta elettronica di Hotmail, al nuovo motore di ricerca Microsoft Bing e al server fotografico Flickr. Un provvedimento che si somma alle numerose restrizioni a cui sono soggetti gli utenti cinesi del web, già penalizzati dalle censure di Youtube, Blogspot, Wordpress.


Liberazione 03/06/2009
 
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Murru
view post Posted on 3/6/2009, 20:24




Red Shadow complimenti...bellissimo e interessantissimo articolo
l' aliga filo-USA scritta da liberazione manco la leggo....
 
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catartica
view post Posted on 3/6/2009, 23:21




CITAZIONE (Profnik @ 3/6/2009, 17:02)
il link.......?

Da quando sei moderatore/admin? :D


Non vedo l'ora di leggere gli articoli di Losurdo e Red... dopo le elezioni, ahimè.
 
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Lavrentij
view post Posted on 4/6/2009, 01:44




ricordatemi di scrivere la risposta sul Tibet lunedì mattina
 
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17 replies since 2/6/2009, 11:54   411 views
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