catartica |
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| Gentile professore e compagno, innanzi tutto la ringrazio a nome dell'amministrazione del forum per la sua presenza. Ci sembra una straordinaria possibilità di confronto. Ho due domande, che si intersecano tra loro, perché riguardano entrambe il rapporto tra i comunisti e la loro storia.
1)Il partito in questi anni ha assorbito ampiamente le manipolazioni ideologiche riguardanti la storia del socialismo reale. Abbiamo visto come i proclami antistalinisti, nel tempo, fossero funzionali alla liquidazione dell'organizzazione, del partito, del comunismo in sé. Eppure tuttora nel partito permangono queste tendenze, molti fanno fatica a dirsi comunisti senza perdere l'occasione di dissociarsi da chiunque abbia provato a fare la rivoluzione ed a costruire il comunismo nella pratica. Credo che questa deriva sia dannosissima per la causa comunista, per ragioni di merito e di metodo. Come possiamo arginarla?
2)E' difficile entrare in rapporto con la società da comunisti. Anche grazie a coloro che nel partito hanno adottato argomentazioni da “Libro nero del comunismo”, interloquendo col nostro blocco sociale di riferimento è frequente sentirsi rinfacciare i crimini, i morti, la miseria del socialismo reale e degli stati che persistono sulla strada del comunismo (Cina, Cuba). Ovviamente è facile ribattere facendo riferimento al PCI ed alla Resistenza, portatori di democrazia e di diritti, ma non credo che sia sufficiente. L'utilizzo del metodo comparativo con chi ha vaghe conoscenze storiche non è efficace. Quale impostazione possiamo adottare per difendere, in maniera semplice e comprensibile per tutti, le nostre ragioni e la nostra storia contro i luoghi comuni della dilagante e trasversale ideologia anticomunista?
Grazie.
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